Prete, maestro, uomo: quest’anno festeggiamo i 100 anni di Don Lorenzo Milani, il personaggio scomodo che fu spedito a Barbiana, un paesino sull’appennino mugellano. Proprio da Barbiana, proprio da quella scuola improvvisata, riuscì a mandare il messaggio più potente di tutto il Novecento sull’educazione: basta classi di serie A e di serie B, basta con la severità eccessiva che lascia indietro gli ultimi, rispedendoli nei campi e nelle fabbriche. Ma soprattutto “I care”, il cartello con il suo motto preferito che campeggiava sulla porta della classe. “Io ci tengo”, io non me ne frego. La sua dedizione per quei ragazzi dimenticati fu rivoluzionaria.
Ora di anni ne sono passati parecchi, ma incredibilmente il suo insegnamento è ancora vivo, resta un faro per tutti noi. E i più critici diranno, ma perché? I tempi non sono cambiati? Quali ragazzini rischiano oggi di tornare a zappare? Hanno tutto! E le professoresse poi non sono così severe!
Ecco la verità è che il suo insegnamento va attualizzato, cosa che per facilità retorica in pochi hanno fatto. Provo a semplificare: la scuola pubblica, quel luogo in cui teoricamente, grazie allo studio, ognuno può tentare una scalata alla vita, ecco quell’istituzione rischia di non essere più un trampolino per il futuro, ma un parcheggio dove tutti rimangono ai posti di partenza. Per sempre.
Non per fare parallelismi insensati alla libro Cuore, non per ripetere la storia in cui per forza il figlio debba rispettare le aspettative sociali e riscattare la famiglia, ma davvero guardando i dati sull’abbandono scolastico si ha la sensazione che i ragazzi appartenenti alle classi più svantaggiate non possano più emanciparsi, a differenza di ciò che successe in Italia dagli anni ‘60 in poi a tanti figli di contadini e operai che sono diventati, e non senza faticare, professionisti, dottori, imprenditori…
Cosa vivono invece i ragazzini oggi? Cosa imparano dalla scuola? Come è cambiato l’approccio ai voti con il registro elettronico e la competizione che li mette gli uni contro gli altri? Che messaggio ricevono dalla società (e dai social) e come si possono proteggere dalle sirene del “fuori”, quelle di un consumismo bieco che vuol convincerli che solo comprando si può essere felici? Sapete ad esempio che quasi nessuno vuole più il motorino ma preferisce un paio di scarpe da ginnastica rare?
Io purtroppo di risposte ne ho poche, ma ricordo nitidamente quanto al liceo l’aver incontrato una professoressa illuminata (una su dieci) mi abbia aiutato a capire tante cose. E credo che in questo l’insegnamento di Don Milani, sia calzante, perché ciò di cui hanno bisogno gli adolescenti è qualcuno che prima di tutto li faccia sentire importanti, genitori di scorta, maestri che li guidino nello smarrimento e nell’intensità di quegli anni. Servono prof. che davvero sentano in classe un nutrimento reciproco e non, come purtroppo è accaduto ad ognuno di noi, docenti distratti, svogliati o irrisolti, intenti a scaldare la cattedra più che il cuore degli alunni.
Intanto ieri a Roma è finita la scuola, ed è stato il giorno in cui, vedendo quei ragazzi per strada felici a riempirsi di gavettoni, ho avuto la sensazione che sia iniziata davvero l’estate.
Un libro: DON MILANI, L'ESILIO DI BARBIANA
Michele Gesualdi è stato un testimone diretto degli insegnamenti di Don Milani, perché proprio suo scolaro a Barbiana. Negli anni poi si è sempre impegnato per gli altri, come sindacalista, Presidente di Provincia, attivista per il fine vita. Ci ha lasciato poi, solo qualche anno prima di morire, un libro sul suo mentore e amico “Don Lorenzo Milani, l’esilio di Barbiana” ed. San Paolo.
Commenta così l’autore in una vecchia intervista:
“Don Lorenzo era una di quelle figure talmente complesse, così proiettate nella ricerca continua della verità che era, ed è, difficile afferrarlo una volta per tutte. Per me, anche se la cosa può sembrare scontata e banale, era un prete, un prete e basta, un prete che ha tentato di applicare il Vangelo senza compromessi ed alibi. Per capire don Lorenzo, le sue scelte, le sue battaglie occorre partire dalla scelta fondamentale che fece improvvisamente, a 20 anni, di servire Cristo e i suoi poveri, attraverso il sacerdozio, per salvare e salvarsi l'anima.”
E’ un saggio importante il suo, da leggere per capire in profondità questo personaggio unico, che dal nulla di una chiesetta di montagna ha fatto fiorire un mondo prendendosi cura degli ultimi.
Un film: LA SCUOLA
Se c’è un film che racconta a pieno l’universo delle scuole superiori, è “La Scuola” di Daniele Luchetti. Girato nel 1995 e ancora attualissimo, è il ritratto spietato di professori sull’orlo di una crisi di nervi alle prese con gli scrutini. Una resa dei conti, un viaggio nell’ultimo giorno di scuola che svela dal suo interno un sistema fatto di equilibri psicologici delicatissimi ma anche di grande romanticismo. Nel cast dei giovani Silvio Orlando, Anna Galiena e Fabrizio Bentivoglio. Il film è disponibile su Mediaset Infinity.
Un'opera: IL RAGAZZO CHE LEGGE
Vilho Lampi, “Ragazzo che legge, 1933, Oulu Art Museum, Finlandia.
Ne approfitto per augurarvi un buon fine-settimana, Maddalena
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