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Il grande fiume PO


Dopo la morte di Gianni Celati ho deciso di iniziare a scrivere questa newsletter. Il giorno in cui ci ha lasciati mi sono messa a vedere una valanga di suoi video su youtube, ed è successa una cosa strana, ma direi preziosa: ascoltando la sua voce leggera è come se mi fosse diventato improvvisamente amico, e nonostante avessi letto un suo solo libro (Verso la foce, bellissimo) mi è sembrato di conoscerlo da sempre. Per chi non lo sapesse, Celati è un grande della narrativa italiana, fa parte di quella definita “generazione invisibile”, è stato un intellettuale defilato ma fondamentale per la cultura europea del ‘900. C’è un dettaglio della sua vita che mi affascina più di tutti, cioè il suo legame con il camminare: “La cosa bella è che quando si cammina si va a vanvera, non c’è una meta o uno scopo, è solo un problema di muscoli. Per me camminare è tutto.” E il suo vagare prevede la pianura, le stradine tra i campi, il greto del fiume, lo scorrere lento del tempo e dei pensieri. Anche per me camminare è fondamentale per ragionare, e proprio camminando è nata “Cultura per tutti”.



un libro: PIANURA

Lungo il Po Celati ha conosciuto Marco Belpoliti, scrittore e saggista di Reggio Emilia, e sono diventati grandi amici. Per questo il libro scelto questa settimana è proprio la sua ultima creazione e si intitola “Pianura”, ed. Einaudi. Un diario che segue stagioni e paesini, folate di vento e orizzonti lontani, un viaggio intimo e collettivo attraverso le voci che animano la Pianura Padana, compresa quella di Gianni Celati. “La Pianura è questo: una sorta d’incommensurabile, dove però c’è sempre una misura; qui lo smisurato contiene dentro di sé la propria misura. Tutto sembra senza fine, ma non lo è” scrive Belpoliti, ed è questa la grande differenza tra chi la pianura l’ha vissuta, e chi la vede arrivando con il treno: il poter mettere un confine, dove il confine non c’è. Un limite che diventa identità, un luogo dove anche la nebbia è un miraggio; per tutti gli altri uno spazio sempre uguale a sé, scandito da statali, alberelli e casolari isolati. Ecco, con la lettura di “Pianura”, tutti potranno avere invece chiara la ricchezza di quel mondo, “un teatro a cielo aperto di malinconie e fantasmi”.



un film: NOTTE ITALIANA

Se c’è un regista che più di altri ha saputo raccontare l’anima del delta del Po, è Carlo Mazzacurati. Carlo non c’è più, Carlo era un mio amico, e amico era anche di Gianni Celati. Buffo no? Connessioni a parte… domani ricorre l’anniversario della sua morte, e lo voglio ricordare con il suo primo film a cui sono personalmente molto legata, cioè “Notte Italiana” (mio padre Marco interpreta Otello, il protagonista ndr.). Pellicola avvincente e pluripremiata, un film che anticipò Tangentopoli e che ha segnato uno spartiacque nel cinema italiano. Prodotto nel 1987 dalla Sacher di Nanni Moretti e Angelo Barbagallo, fu accolto con entusiasmo dal pubblico perché rispondeva al desiderio di vedere qualcosa di valore, una storia positiva. Ed è tutt’oggi così. Un’opera ben riuscita, un film che ancora regge i suoi anni senza annoiare mai lo spettatore. “Notte Italiana è stata un’esperienza straordinaria, irripetibile, il tipo di set che poi rimpiangi per sempre perché non è facilmente destinato a riformarsi un gruppo, un clima, un affetto, un’attenzione dello stesso genere. Come quelle storie d’amore che, una volta finite, si rimpiangono” commentò Mazzacurati in un’intervista. Vi lascio con le sue parole, non voglio raccontarvi altro. Se lo vorrete vedere è all’interno del cofanetto di DVD “La trilogia del Po”, insieme ai film “L’estate di Davide” e “La giusta distanza”, RaiCinema.



un’opera: LUIGI GHIRRI

Non c’è pianura senza Luigi Ghirri, io scriverei così sul cartello all’ingresso di Roncocesi, paesino della provincia emiliana dove il fotografo scelse di passare i suoi ultimi anni. Non c’è pianura senza Luigi Ghirri e non c’è Luigi Ghirri senza pianura. E senza fiume Po. Le sue foto spero le conosciate già, ma se invece non ne avete mai sentito parlare meglio così, siete fortunati: potete scoprire uno dei fotografi più originali che l’Italia abbia mai avuto, un vero maestro. Il suo sguardo sulle cose di tutti i giorni vi lascerà stupiti, i suoi paesaggi simmetrici vi entreranno nel cuore, i suoi scatti silenziosi vi ammalieranno con la loro poesia. Io sono convinta che le arti visive non abbiano bisogno di lunghi preamboli o di saggi infiniti, ma debbano passare unicamente dal “vedere”. Così vi lascio due spunti: il link del suo archivio https://www.archivioluigighirri.com/ e per chi fosse a Roma la mostra “senzamargine” dove è esposto un nucleo fotografico di Paesaggio italiano del 1970, nella galleria1 del Museo Maxxi (accesso gratuito dal martedì al giovedì).

Ne approfitto per augurarvi un buon fine settimana, fatto, perché no, anche di buona cultura. Un bacio, Maddalena


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