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Perché tirare i remi in barca?


Viviamo tempi complicati, questa è una delle poche certezze che abbiamo. E se non basta una narrazione al negativo diffusissima e deprimente, una romafaschifo esistenziale che perpetua inquietudini nelle persone, se non bastano le news che ci ripetono in pratica che sta andando tutto a scatafascio, tra inflazione, inverno demografico e la terza guerra mondiale, ecco come se tutte queste ansie non bastassero, ci aggiungiamo l’effettiva difficoltà di ognuno di noi nell’affrontare il proprio presente.

Il sistema dei nonni basato su lavoro-casa-famiglia è al capolinea, non solo per una questione di scarsità economica ma anche e soprattutto culturale. Manca l’idea alta di un sogno, e dunque il desiderio di raggiungerlo. E chi, senza una forte morale, riesce a sostenere il costo del sacrificio? Quasi nessuno. Per questo mi ha colpita un articolo del 2021, post pandemia, che ancora oggi virale su Facebook. E’ un pezzo di Annamaria Testa su “La gran voglia di tirare i remi in barca” cioè sull’emozione dominante che sta portando tante persone a ripensare la propria vita. Purtroppo non con uno spirito energico di rinnovamento, ma con una grande rassegnazione, e la studiosa dice proprio che è un “illanguidimento” il sentimento più forte: cioè la sensazione di declino, di non farcela più, di essere spaesati, affaticati, senza soddisfazioni.

Il mondo cambia, e noi con lui, ma la velocità della rivoluzione tecnologica non è andata di pari passo con la nostra - collettiva - trasformazione emotiva. Non siamo pronti. Per questo per combattere l’illanguidimento, consigliano di “immergersi in un flow creativo” per riconnettersi con sé stessi, e perché no magari senza il cellulare. Io aggiungerei: usciamo con le persone a cui vogliamo bene e frequentiamo di meno il divano e di più la natura.

E a proposito di creatività penso ad un grande artista, Henri Matisse, e ad una frase bella e antica che è il titolo di una delle sua opere fauve più famose cioè “La gioia di vivere”. Dov’è finita la nostra?

Loro, gli uomini di fine ‘800, hanno reagito alla crisi del modello scientifico positivista con un dibattito intellettuale forte che ha dato vita alla contemporaneità, alle avanguardie, al cinema!

Proviamo anche noi, ovviamente per chi lo vorrà, a guardare ai nostri giorni con uno sguardo propositivo, e senza scomodare paroloni come “felicità” o “speranza”, cerchiamo semplicemente una nuova attenzione poetica e armoniosa per le cose semplici della nostra vita, senza credere ai lussi posticci di influencer-venditori di pentole, senza farci portare dentro a dibattiti digitali vuoti, senza sprecare tempo ad esempio sul fatto se sia giusto o meno che il marito di Laura Chiatti lavi i piatti.

Ora non per essere allarmisti ma con l’arrivo dell’intelligenza artificiale 1/4 dei nostri lavori (soprattutto quelli intellettuali) scomparirà, ed è questo il motivo per cui ho deciso di tornare a scrivere la newsletter “Cultura per Tutti”. E’ una forma di resistenza quella che dobbiamo portare avanti, amare ciò che facciamo senza arrenderci mai. Perché l’AI, i robot, l’algoritmo potranno sostituire in pochi secondi le nostre parole ma non la nostra passione. Come disse qualcuno: “Grande è la confusione sotto il cielo, e la situazione è eccellente”!


Un film: LUCI DELLA RIBALTA

C’è Chaplin, e poi c’è tutto il resto. Tra teatro e cinema fa nascere una storia di salvezza, che emoziona e arricchisce l’anima. La trama ve la evito, ma una prece va fatta: questa è l’unica opera in cui recitano insieme Charlie Chaplin e Buster Keaton. Dice Salvatore Quasimodo nel 1957 di questo film meraviglioso: “La qualità del dialogo, la coerenza formale di Luci della ribalta conclude il periodo più vitale della poesia di Charlot: l'ironia, la banalità, l'acutezza psicologica, passano dalla sua bocca e non si perdono nell'azione; lasciano un'eco di parole scritte, di risultati dell’anima.”

- il film è disponibile gratuitamente su RaiPlay -

Un libro: NATI PER VINCERE

Non il classico libro di auto-aiuto ma un vero e proprio manuale per affrontare una fase di cambiamento e riprendere la vita nelle proprie mani. Con “Nati per vincere” gli autori James e Jongeward partono dalle basi dell’analisi transazionale di Eric Berne, integrate con una serie di esercizi di Gestalt, per aiutare il lettore a riscoprire il proprio potenziale psichico completo. “Perché ognuno, se lo vuole, possa diventare quel vincente che la vita lo ha destinato ad essere”.


Un’opera: LA GIOIA DI VIVERE

Henri Matisse, “La Gioia di Vivere” 1906. Barnes Foundation, Filadelfia.


Ne approfitto per augurarvi un buon fine-settimana,

Maddalena




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