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Quando ci estingueremo, cosa resterà di noi?


Dopo la sbalorditiva scoperta delle 24 statue in bronzo nel santuario romano a San Casciano, ho pensato ad una cosa. E cioè che questo ritrovamento è avvenuto (e con che gioia) per merito di studiosi e archeologi, ma soprattutto perché qualcuno, quelle statue votive - datate tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo - le ha realizzate, riunite, posizionate sul bordo esterno della grande vasca sacra e ancorate sui blocchi in travertino. E poi perché qualcun’altro, secoli dopo, ha deciso di proteggerle, affidandole all’acqua e al fango delle terme, sigillando quelle vasche con grandi colonne di pietra.

Solo grazie a questa volontà religiosa (ma anche estetica), oggi ci troviamo davanti alla più grande scoperta archeologica dai tempi dei Bronzi di Riace. E da qui la domanda, che riguarda invece noi viventi: quando non ci saremo più, tra mille, duemila anni, cosa resterà del nostro passaggio nel mondo? L’ho scritto in un tweet e le risposte sono state varie e stranissime.

C’è chi pensa che gli unici rimasugli dei viventi del 2000 saranno solo tonnellate di rifiuti di plastica, chi le vele di Calatrava in mezzo alla boscaglia, chi il silicone, chi le protesi in titanio e chi i monopattini elettrici. Così lo chiedo anche a voi, lanciando uno spunto per riflettere su quello che la società di oggi crea (e distrugge). Pensateci: quando ci estingueremo, cosa resterà di noi?


Un’opera: LE STATUE VOTIVE DI SAN CASCIANO


Un libro: DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE

Francesco Guccini ha sempre lavorato con la memoria, ricordi tangibili della provincia dimenticata, regalando ai suoi ascoltatori tra le visioni più poetiche della sua generazione. Canzoni cantate, amate, come L’Incontro, Quattro Stracci, Canzone per un’amica, Eskimo… tutti capolavori legati a situazioni semplici, sogni, fantasmi, oggetti del quotidiano.

Quegli oggetti diventati protagonisti di un libretto che è una chicca: il “Dizionario delle cose perdute” (ed. Mondadori), una raccolta che arriva dal passato, tra persone, luoghi e cose cadute in disuso, cose belle e antiche che forse un giorno, scavando, troveranno sotto terra. Il tutto ammantato da un velo di malinconia tipico del Poeta di Pavana, della serie “la tristezza poi ci avvolse come miele, per il tempo scivolato su noi due.”


Un film: PROMETHEUS

Con il film di oggi andiamo, in tutti i sensi, su un altro pianeta. “Prometheus” secondo prequel di Alien, Ridley Scott alla regia: anno 2089, in Scozia vengono trovati dei disegni rupestri risalenti a 35 mila anni prima, da cui si deduce che il genere umano sia stato creato da un popolo alieno, Gli Ingegneri. “Le grandi cose hanno sempre un piccolo inizio”, dice David, uno dei protagonisti, infatti dopo questa scoperta un team di studiosi parte con l’astronave Prometheus (dal mito greco Prometeo, colui che rubò il fuoco agli Dei per darlo agli uomini, e per questo duramente punito da Zeus), in direzione luna LV233. Una volta arrivati a destinazione cominciano una serie di avventure che vi terranno incollati allo schermo per due ore buone. A chi piacerà la visione, consiglio anche la visione del sequel “Alien: Covenant”.


Ne approfitto per augurarvi un buon fine-settimana,

Maddalena




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