top of page
Search

Quando passi la frontiera


maddalena messeri cultura per tutti newsletter

“Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.

Ogni individuo ha il diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese”.


Basta rileggere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 per capire che qualcosa non sta andando nel verso giusto. Perché il tema dei migranti viene tirato fuori prima di ogni campagna elettorale e ogni volta affrontato come se fosse il primo giorno. Invece quello del valicare i confini è un bisogno naturale dell’uomo, è un processo antico, è qualcosa che anche noi italiani abbiamo fatto in massa tra fine Ottocento e primi del Novecento. Le schedature ad Ellis Island lo testimoniano dolorosamente: “sono di pelle scura… puzzano… si costruiscono baracche e fanno le elemosina”. Questo lo dico per non dimenticare come eravamo noi, quando parliamo degli altri


Negli ultimi decenni i flussi migratori sono aumentati in tutto il mondo, modificando economie, società, politiche. Nel Mediterraneo l’Italia è da sempre il porto di approdo per i tanti che fuggono da Africa, Balcani e Medio Oriente. Una soluzione facile non esiste ma un ragionamento è d’obbligo: se migliaia di profughi scappano da miseria, siccità e guerre, devono poterlo fare senza rischiare la vita. Dovremmo aiutarli a sopravvivere, e non finanziare gli stati da cui partono per impedirglielo, rinchiudendoli in lager, rendendoli schiavi per sempre.

Se i profughi viaggiano mesi per arrivare in Europa, bisogna che la nostra diplomazia lavori per convincere quei governi e quelle dittature a rilasciargli il passaporto, a farli partire regolarmente con dei corridoi umanitari, costruendo parallelamente una rete europea che davvero possa accoglierli e dargli la possibilità di realizzare la vita che sognano. Sono persone i migranti, non numeri. 


Vedo invece che il governo sta andando in tutt’altra direzione, con promesse che purtroppo non fanno ben sperare per il futuro: migranti “irregolari” detenuti fino a 18 mesi nei centri di rimpatrio, espulsioni per chi non ha il diritto di asilo e creazione di nuove strutture in cui rinchiuderli, come tendopoli, gestite direttamente dall’Esercito. Da Pontida addirittura c’è chi propone, come riporta Repubblica, “il rilascio di 5 mila squali bianchi davanti alle nostre coste, così risparmiamo i soldi del blocco navale”


Io resto senza parole ma per fortuna c’è un film che può aiutare a ritrovarle ed è “Io Capitano” di Matteo Garrone. 



UN FILM: IO CAPITANO
io capitano matteo garrone messeri

Un film potente, coraggioso, antiretorico, che parla direttamente alla nostra anima. Un’Odissea moderna vissuta in presa diretta nel deserto. Qualsiasi idea si abbia consiglio la visione di “Io Capitano”, vincitore del Leone d’Argento al Festival di Venezia e nelle sale in questo periodo. Ho scritto una recensione su Il Riformista che ha avuto un bel riscontro in termini di letture e commenti, e che potete trovare qui.



barcone migranti massimo sestini messeri

Foto di Massimo Sestini - 2014




Maddalena Messeri





Comments


bottom of page